Il progetto di una grande centrale a biomasse sta, a ragione, attraendo l’attenzione e la preoccupazione di molti e diversi soggetti. Con la stessa preoccupazione il Comune di Campiglia Marittima è stato il primo, diversi mesi fa, a farsi portavoce della necessità di rendere coerenti i temi della produzione di energia da fonti rinnovabili e del buon governo del territorio.
Sul progetto di una centrale a biomasse di tali dimensioni nella pianura del Cornia il Comune ha già espresso con vigore la propria contrarietà. In merito agli interventi apparsi sulla stampa locale ci sorprende l’apparente carenza conoscitiva sulla normativa nazionale e regionale vigente in materia. Ad esempio, le leggi nazionali e regionali affidano alle province la competenza del procedimento unificato mentre il ruolo dei comuni è limitato all’espressione di un parere di conformità urbanistica. Attualmente è in corso la fase istruttoria del progetto della centrale e dal confronto con i tecnici della Provincia di Livorno è emersa la necessità di un’integrazione documentale della pratica.
La legge regionale demanda al programma di miglioramento aziendale la dimostrazione del possesso dei requisiti oggettivi e soggettivi per la trasformazione del territorio rurale, compreso quindi la realizzazione di serre fisse che vengono considerate al pari di annessi agricoli. Il programma aziendale è stato approvato dal Comune previa acquisizione del parere agronomico rilasciato dall’ufficio agricoltura del Circondario della Val di Cornia.
Una volta rispettati i parametri agronomici stabiliti dalla normativa regionale e dal PTC provinciale, il Comune non alcuna possibilità di negare la realizzazione di serre, essendo queste considerate al pari di qualunque annesso agricolo, cantina o frantoio.
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